Sono sempre in aumento le aziende che decidono di utilizzare delle app per spiare lo smart working dei propri dipendenti.
Smart working senza sosta
Da quello che sento raccontare da amici e colleghi, lo smart working si divide in due categorie. La prima racchiude quei lavoratori che non badano a orari e, essendo sobbarcati dalle consegne, si dedicano all’attività lavorativa molto più a lungo rispetto alle classiche otto ore quotidiane. C’è chi salta la pausa pranzo, chi mangia qualcosa di veloce davanti al pc e chi, quando scattano le 18.00, continua a lavorare a oltranza, finché c’è bisogno e, a volte, anche molto più del necessario.
Smart working tranquillo
Poi, c’è la seconda categoria. Questa racchiude tutti coloro che hanno meno scadenze giornaliere o che, spesso, non ne hanno affatto. Stanno lì davanti al computer in cerca di qualcosa da fare, di un’idea creativa che gli svolti la giornata, di una mail o una telefonata lavorativa che però non arriva mai. Allora ecco che facilmente ci si dedica a tutt’altro. Via con lavatrici, pulizie, aiuto compiti, vocali di dieci minuti a sorelle o amiche, cucina, lista della spesa, cambio di disposizione di oggetti e mobili nelle stanze di casa.
App di controllo
Cosa hanno deciso molte imprese in merito alla fiducia riposta nei propri dipendenti? Di spiarli. Che il da fare ci sia o non ci sia, il lavoratore deve essere produttivo per l’azienda. Ecco, quindi, che scatta la moda delle app per tenere sotto controllo gli impiegati. Hubstaff, per esempio, ha raddoppiato le proprie vendite grazie a strumenti che consentono di monitorare i dipendenti. Nello specifico, il controllo riguarda: pagine web visitate, che si divideranno in produttive o meno, mail, applicazioni usate, downloads, movimenti del mouse e pressione delle dita sulla tastiera del pc.
Questa esigenza di controllo del dipendente è particolarmente sentita negli Stati Uniti. Qui, infatti, la pratica di sorveglianza è legale e non sempre è previsto che l’azienda avverta il lavoratore del monitoraggio in atto nei suoi confronti.
Misure giuste o eccessive? Qual è il confine tra pubblico e privato? E la privacy? Tante domande e poche risposte. E voi che ne pensate?
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Testo: Giulia Di Giovanni. Foto: Pixabay
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