Al Teatro Prati, a Roma, è in scena fino al 2 febbraio 2020 l’esilarante commedia “Un turco Napoletano”.
Teatro Prati
È un sabato di fine dicembre, passeggio per via Ottaviano, cercando di farmi largo tra la fiumana di gente che vuole raggiungere piazza San Pietro. Tra turisti, tour operator per i Musei Vaticani appostati ad ogni angolo per affibbiare l’offerta migliore ai passanti e qualche signora che fa shopping sfrenato, non si cammina. Decido di svoltare alla prima traversa a sinistra che è via degli Scipioni. Passeggiando vedo lo storico Cinema Azzurro e, poco più avanti, il Teatro Prati. Da quanto tempo non vengo a vedere una commedia qui, penso. Anni fa non perdevo neanche una prima, la compagnia è eccellente e l’imperdibile Fabio Gravina, attore, regista e autore, è fenomenale.
Fabio Gravina
Dal 1995 Gravina rappresenta le opere di Eduardo e Peppino de Filippo, Eduardo e Vincenzo Scarpetta, Armando Curcio e Samy Fayad. Dopo aver fatto il direttore artistico in alcuni teatri della Capitale, Fabio Gravina apre, nel 1998, il Teatro Prati: un piccolo salotto di 125 posti elegante e raffinato. Per giungere alla platea, lo spettatore percorre un vero e proprio excursus del teatro del ‘900. Sin dall’entrata infatti le pareti sono tappezzate di vecchie locandine, foto e costumi di scena.
Un turco napoletano
La rappresentazione che è in scena dal 27 dicembre 2019 al 2 febbraio 2020 si chiama “Un turco napoletano”. Si tratta di una commedia scritta da Eduardo Scarpetta nel 1888 e da cui il regista Mario Mattoli, 65 anni più tardi, ne ricava un film con un cast d’eccezione composto da: Totò, Carlo Campanini e Mario Castellani. Oggi, Fabio Gravina riadatta e riduce la commedia di Scarpetta da tre a due atti, portandola in scena e aggiudicandosi un grande successo dal pubblico.
Trama
Siamo a Sorrento, all’interno della bottega di Don Pasquale, il quale ha promesso sua figlia Lisa in sposa al signorotto Don Carluccio. Don Pasquale, dopo la morte della sua prima moglie, si è risposato con una bellissima donna molto più giovane di lui e di cui è gelosissimo. L’uomo, per far fronte alla sua ossessione, decide di convocare qualcuno che possa badare alla sua donna e alla graziosa Lisa prima delle nozze. La scelta ricade su Felice, un presunto turco eunuco raccomandatogli da un suo amico onorevole. Da qui la commedia raggiunge un picco di comicità perché Felice ne combinerà di tutti i colori. Questa farsa resta uno dei capolavori del teatro comico napoletano di tradizione e il susseguirsi di situazioni inverosimili non può fare altro che coinvolgere il pubblico al punto tale da avere le lacrime agli occhi per le risate.
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Testo e foto: Giulia Di Giovanni
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