Quante volte si sentono liti tra vicini di casa e riunioni condominiali interminabili per appianare gli umori? Ecco, i rapporti di buon vicinato sono importanti, vediamo alcune istruzioni da seguire.
Esperienze
Personalmente ho sempre abitato in condomini, mai in villette indipendenti e isolate dal resto dell’umanità. Quindi, che dire, i vicini di casa li ho da quando sono nata. Mi è capitato il vicino con il vocione che parlava anche alle 4 del mattino in salotto con sua moglie. Sembrava un po’ un monologo in realtà, perché la donna aveva un tono molto delicato e lui invece sembrava un baritono, aiutato certo dall’alcol che gli fluiva sempre in corpo (voglio sperare almeno, fosse solo quello). Sfortuna vuole che la stanzetta dove dormivo a casa dei miei confinasse proprio con il loro openspace sala-cucina e la notte ero costretta a dormire con i tappi di cera per non sentirlo.
Un’altra sera, un’aitante donna 40enne (di quelle alla Paris Hilton, per intenderci) ha organizzato sul terrazzo condominiale un festino con decine di persone, dj e musica a tutto volume fino a tarda notte. Qualcuno ha chiamato polizia o carabinieri, non ricordo. Voci dicono che abbiano partecipato anche loro alla festa, senza alzare un dito ma forse il gomito.
Precedentemente invece, sempre quella casa, prima della ristrutturazione, veniva affittata a stanze. E in quale stanza poteva capitare l’americano che amoreggiava con le sue conquiste? Naturalmente accanto alla mia.
Buon vicinato
Arrivata a Milano ho condiviso casa per 14 mesi con delle coinquiline, 3 ragazze venete con cui mi trovavo bene. Qui non si tratta tanto di vicinato quanto di convivenza. È ovvio che ognuna avesse le sue abitudini, i suoi orari, amici e ragazzi ma, soprattutto, il proprio setto nasale. Ecco, sembra una banalità, ma anche lì se trovi la compagna di stanza che russa è un bel dilemma. E, di nuovo, arrivano i miei amati e al contempo odiati tappi di cera in soccorso.
La prima casa che abbiamo preso io e Andrea era, come diceva la signora dell’agenzia, una bomboniera: 30 mq d’amore. Peccato che la nostra stanza da letto confinasse con il bagno del vicino e che ogni mattina alle 6 sentissimo di quei concerti allucinanti.
Sempre lì abbiamo trovato un’adorabile dirimpettaia che ci urlava dietro perché nel periodo Covid avevamo iniziato a lasciare le scarpe sullo zerbino. O, ancora lì, i vicini del quarto piano che ci maledicevano ogni volta che organizzavamo degli aperitivi in cortile. E che dire quando i bimbi di 5 anni della signora del piano terra uscivano a giocare con le biciclette? Altri problemi per i vicini.
E ancora, ecco che cambiata casa, troviamo i pensionati del primo piano che controllano lo smistamento corretto dell’immondizia nei bidoni comuni e che si lamentano delle fioriere appese sui balconi. Purtroppo, non avendo cantieri nelle vicinanze, dovevano pur inventarsi qualcosa.
L’ultima è arrivata quando ci siamo trasferiti in Liguria. Come luogo comune, si sa, il ligure nelle dicerie popolari è quello tirchio e un po’ schivo. In realtà, da quando siamo venuti ad abitare qui abbiamo avuto la fortuna di incontrare tutte belle persone, generose, ospitali e empatiche. Tutte tranne una: la nostra cara vicina di pianerottolo.
Premetto che abbiamo una bimba ormai di quasi un anno (un discorso su “come passa il tempo” magari lo affrontiamo un’altra volta) e, ovviamente, ha i suoi orari, i suoi piccoli risvegli notturni e ride o piagnucola come tutti i bambini. Una sera, saranno state circa le 23, la piccola non vuole saperne di addormentarsi e allora provo a leggerle qualche pagina del “Libro della Giungla”. Dopo qualche minuto sento la parete tremare e dei colpi allucinanti provenire dalla stanza affianco.
Il giorno dopo incontro la suddetta vicina e le chiedo scusa se in qualche modo abbiamo potuto infastidirla. La sua risposta è stata che la bambina poteva tollerarla ma che gli adulti, ad una certa ora (le 23, non le 4 di mattina) dovrebbero fare silenzio. Qui scende il sipario, non mi sono dilungata sul fatto che stessi leggendo una favoletta a mia figlia ad un tono di voce dolce e soave e che non avevo messo Spotify a massimo volume ascoltano heavy metal in piena notte.
Consigli utili
Quindi, da qui, le piccole istruzioni che mi sento di condividere con voi per cercare di avere dei rapporti di buon vicinato:
- Rispetto dell’altro
- Tolleranza
- Dialogo, se si riesce a parlare civilmente, tutto può essere risolto (senza battere pugni sul muro)
- Empatia e comprensione delle situazioni
- Non scaricare sugli altri le proprie frustrazioni
- Non ricorrere alle riunioni di condominio e, men che mai, all’amministratore (altra figura di utilità discutibile) per esporre i problemi ma, se possibile, affrontarli direttamente con l’interessato.
- E, se nulla di tutto ciò dovesse funzionare: prendere davvero in considerazione l’idea di trasferirsi in una bella villetta indipendente.
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Testo e foto: Giulia Di Giovanni
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