Quella delle mutilazioni genitali è una pratica molto diffusa in Africa e continua ad essere realtà anche in Italia.
Mutilazioni genitali
Apro la pagina del corriere.it e un titolo cattura la mia attenzione. “Neonato muore in casa dopo circoncisione”. Non in Egitto. Non in Senegal o Nigeria. Ma a Genova. In Italia. Perché fino a quando gli eventi accadono altrove, che sia una guerra, una carestia o un’epidemia, spesso non interessano più di tanto. Con le orecchie tappate ci concentriamo su altro. Oggi però, proprio nel nostro Paese, a 160 chilometri da dove abito, nel 2019, un bimbo nigeriano di poche settimane muore per un’emorragia dovuta a circoncisione. La mamma e la nonna del piccolo, insieme al “Santone” in fuga, vengono arrestati per omicidio preterintenzionale.
I casi
Altri casi di recente vicino Reggio Emilia, Roma e Torino. L’ordine dei medici parla di quasi tremila circoncisioni clandestine effettuate ogni anno in Italia. Ancora più spaventosi sono invece i numeri che riguardano le mutilazioni genitali femminili. Sempre qui, nel nostro Belpaese. Sono diciottomila le bambine e le adolescenti residenti in Italia che rischiano di essere vittime di queste torture. Il che vuol dire che una ragazza su quattro, tra 0 e 18 anni, corre il pericolo di subire tali violenze. Dati atroci che provengono dall’ultimo studio dell’Eige, l’agenzia dell’Unione Europea con base in Lituania che dal 2010 si batte per rendere l’uguaglianza di genere realtà sia all’interno che all’esterno dell’Ue.
Dati Mgf
Proteggere la purezza della donna e controllare le sue pulsioni sessuali. Questa la motivazione principale che spinge ad effettuare la Mgf, pratica vietata e perseguibile per legge in tutti i paesi membri dell’Ue. Peccato che i numeri restano sconvolgenti. Parliamo di una percentuale di ragazze che corrono questo rischio che arriva fino al 24% in Italia, al 42% in Grecia e al 57% a Malta. Solo per fare degli esempi.
Le donne
Viviamo in un mondo in cui l’umanità, intesa come modo di pensare, sentire e agire dell’uomo, sembra essere sopraffatta da influenze culturali retrograde. Che non dovrebbero essere mai esistite ma che purtroppo lo sono e sopravvivono tutt’oggi. Bersaglio favorito in molti paesi è il genere femminile. Notizia sempre del Corriere, una donna frustata in Afghanistan perché ascolta della musica. Intorno a lei decine di persone a guardare la scena con occhi fissi e distanti. Qui, nelle zone controllate dai talebani, le donne sono ancora obbligate alla sharia, al burka, non possono studiare o ascoltare musica. Un video impressionante che ha fatto il giro del mondo.
Maestà sofferente
Contro la violenza sulle donne proprio in questi giorni, in occasione del Salone del Mobile a Milano, è stata realizzata e posizionata in piazza Duomo l’opera “Maestà sofferente”. Un’idea del designer Gaetano Pesce che mette sotto i riflettori l’urgenza e l’esigenza di non nascondere più la testa sotto la sabbia ma di alzarla e guardare ciò che realmente ci circonda.
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Testo: Giulia Di Giovanni. Foto: Mauro Di Giovanni
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