Quante volte avete sentito la frase “mettiti nelle mie scarpe”? Oggi a Milano, grazie alla Fondazione Empatia, è possibile letteralmente farlo.

Piazza XXV Aprile

C’è una scatola di scarpe enorme in piazza XXV Aprile a Milano da tre giorni a questa parte. E per enorme non intendo sufficientemente grande da contenere un paio di scarponi da sci. Piuttosto grande quanto una stanza. Strano ma vero. Mi avvicino incuriosita e scopro che si tratta di un progetto ideato da Clare Patey, direttrice dell’Empathy Museum di Londra, che si chiama “Mettiti nelle mie scarpe”.

fondazione empatia

Mettiti nelle mie scarpe

La coda di persone che ho davanti altro non è che gente desiderosa di mettersi nei panni, o in questo caso nelle scarpe, di qualcun altro. Un’installazione che promuove l’empatia e la voglia di capire l’altro e non solo di giudicarlo senza conoscere la sua storia. Qui di storie, infatti, ce ne sono molte, ogni cuffia ne svela una.

mettiti nelle mie scarpe

Le storie

C’è Valentina, nata con il nome di Giovanni, che racconta del suo percorso tortuoso per diventare donna, in un mondo ancora per niente pronto ad accettare una scelta del genere. “Ho capito di non essere sola e non dovevo avere paura. Pensavo sarei rimasta sola tutta la vita e invece ho conosciuto un uomo che sin da subito mi ha chiamato ‘piccola principessa’. Ho scoperto di essere felice e allora capisci che devi essere te stessa. Finalmente ho visto per la prima volta Valentina e sono nata come donna”.

barack obama

Poi c’è Vera, una ragazza che soffre di epilessia. Manlio invece è un familiare di una vittima di terrorismo. E ancora Leonardo, il cui fratello è affetto dalla sindrome di down. Dieci minuti per ogni storia, dieci minuti per immedesimarsi nell’altro, per indossare letteralmente le sue scarpe e provare a capire cosa si provi a stare dall’altra parte della cuffia.

mettiti nelle mie scarpe

Di racconti ce ne sono tanti, in italiano e in inglese, come quello di Paolo, inghiottito a 18 anni dal vortice della droga finché un giorno decide di non toccare mai più una siringa e di riprendere in mano la sua vita, non senza difficoltà. Ed ecco anche il racconto di Shaza, studentessa siriana di 24 anni nel pieno della guerra civile che vince un concorso e si trasferisce, piena di speranze, a Firenze.

i wish i was

Appuntamento

Non è facile ascoltare certe storie, pensiamo cosa possa essere viverle. Vedo persone molto scosse dopo l’ascolto, altre che hanno voglia di sentire quanti più racconti possibile, altre ancora che passeggiano pensierose indossando quelle scarpe che hanno chissà quale vissuto.

Per chi desiderasse per pochi minuti infilarsi nelle scarpe di qualcun altro, Fondazione Milano Empatia e Piano B vi aspettano in piazza XXV Aprile dalle 13.00 alle 20.00 fino al 28 settembre.

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Testo e foto: Giulia Di Giovanni

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