Per lavoro mi è capitato di intervistare ieri il grande maestro Luiso Sturla. Un uomo che all’età di 94 anni parla ancora lucidamente della sua vita come pittore, artista e viaggiatore.
Luiso Sturla
Luiso Sturla è seduto sulla sua poltrona reclinabile, nella sua casa di Chiavari, con una coperta di pile sulle gambe. Il suo badante, Roberto, ci accompagna da lui. Sta lì di fronte ad una televisione spenta, circondato dagli oggetti accumulati durante tutta una vita. 94 anni di vita. Ad aspettare che il tempo passi.
Per arrivare da lui saliamo una rampa di scale, una mattonella in ceramica è appesa sul muro d’ingresso con scritto “Aqui vive un Maestro”. Tutto è magico, tutto è artistico. C’è una fila di cappelli collezionati dal pittore e lo immagino, negli anni passati, quando accuratamente prima di uscire sceglieva quale fosse il migliore da indossare in quella determinata giornata.
L’intervista e la mostra
Luiso ci vede e ci sorride debolmente, ha fatto sistemare di fronte a sé una sedia in paglia e una poltroncina per me e il mio collega cameraman. Una piccola stufetta scalda l’ambiente. Ci accomodiamo e iniziamo ad intervistarlo. Ha negli occhi il colore di una vita vissuta appieno, tra viaggi, amore e passione per la pittura. Degli occhi ormai stanchi e appesantiti da una vita trascorsa intensamente.
Parliamo della sua ultima mostra “Nel corso del tempo”, realizzata insieme alle “amiche”, come gli piace chiamarle, Marina Bocchieri e Angela Careggio. Le loro opere sono visitabili nella Galleria Grasso a Chiavari fino al primo dicembre dal martedì al venerdì dalle 15.30 alle 19.30 e il weekend anche dalle 10 alle 12.30.
Carriera e viaggi
Luiso ci rivela che non dipinge più da circa due anni perché non vuole rovinare ciò che di bello ha fatto durante il suo percorso artistico. Ha cominciato a prendere in mano i pennelli in prima elementare. Una carriera durata quasi 90 anni che ancora oggi gli porta grandi soddisfazioni. Mentre ci racconta il suo vissuto ha una voce molto dolce ma uno sguardo malinconico. È un uomo lucido, ricorda con puntualità alcuni avvenimenti del passato, come i suoi viaggi tra Milano, Firenze e New York. Ci parla di sua moglie e ci mostra un suo dipinto nel corridoio. Mi fa tenerezza perché, nonostante lei non ci sia più da tanti anni, lui ne parla ancora al presente, come se lei fosse nella stanza accanto a preparare la cena, come se da un momento all’altro si dovesse affacciare in salotto sorridendo per dirgli che è pronto in tavola.
Il laboratorio
Luiso ci chiama per nome, Giulia e Alessandro, come se fossimo i suoi nipoti, ma in realtà ci vede per la prima volta ieri pomeriggio. Prima di andare via gli accarezzo una mano, è calda, liscia, morbida. Lui me la stringe a lungo, pieno di affetto, e fa lo stesso con il mio collega. Ci invita ad andare a vedere il suo laboratorio al piano di sotto prima di uscire. È Roberto ad accompagnarci in questo luogo meraviglioso. Qui Luiso non mette piede da tempo ma sembra che proprio il tempo si sia fermato. Sembra che questo posto continui ad essere vissuto ogni giorno, ogni notte. Ci sono tavoli da lavoro pieni di pennelli, solventi, colori, tubetti, poi cavalletti, tele, citazioni scritte sui muri, di nuovo tanti cappelli, vasi dipinti, palline di Natale. È un mondo fantastico, il mio paese dei balocchi per una passione che condivido, umilmente, con il Maestro.
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Testo e foto: Giulia Di Giovanni. Immagine di copertina: Pixabay.
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