Cercate un locale alternativo, un mix tra anni ’60 e stile industriale, nel cuore di Milano Ticinese? Allora il Cumino Bistrot è ciò che fa per voi.
Sabato sera
È il 21 dicembre, Milano comincia a svuotarsi. Nonostante sia sabato c’è poco movimento in giro, universitari e lavoratori fuori-sede sono già tornati nelle proprie città natali. Con un’amica decidiamo di approfittare di questa inconsueta calma per andare a cena fuori. Pensiamo a lungo a qualche posto dove trascorrere la serata quando all’improvviso mi torna in mente il Cumino Bistrot. Ho cenato in questo locale l’inverno scorso, forse attorno a febbraio. Sempre un sabato sera, sei ragazze sistemate in un tavolo vicino alla cassa. Per fortuna con prenotazione, altrimenti ci avrebbero rimandato a casa per quanta gente c’era.
Cumino Bistrot
Questo piccolo bistrot si trova in zona Ticinese, accanto alla Darsena, esattamente via Cicco Simonetta, 17. La strada è molto tranquilla, nonostante la vicinanza alle vie della movida sia effimera: i Navigli sono raggiungibili in 5 minuti a piedi da qui. Dunque, memore della cena gustosa, del locale accogliente e della sua centralità, propongo alla mia amica Laura di prenotare al Cumino. Appena mi viene dato l’ok riservo un tavolo per due tramite Google e alle 20.30 siamo lì.
Arredamento
A Laura il posto piace moltissimo, il mix di stili anni ’60 e industriale la cattura. L’attenzione per i dettagli si nota ovunque, perfino in bagno, dove le piastrelle e il lavabo riprendono il carattere della sala. Non c’è molta gente, forse stavolta ce la saremmo cavata anche senza prenotazione. Il tavolo che ci è stato riservato si trova in fondo alla sala, qui ci sembra davvero di trovarci nel tinello della nonna. Il frigo Siltal color Tiffany, una piccola tv in bianco e nero, una credenza vintage e le casse di cartone della Coca-Cola, ci fanno immergere improvvisamente negli anni ’60.
Le proposte del Cumino Bistrot
È ora di ordinare, prendiamo due calici di Vermentino, una bottiglia d’acqua naturale e due secondi di pesce. I piatti arrivano in pochissimo tempo, si presentano bene, sono gustosi e saporiti e il pane è davvero buonissimo, penso lo facciano loro.
Le porzioni non sono abbondanti, noi ci sfamiamo perché siamo due ragazze ma forse un uomo avrebbe bisogno anche di un primo piatto per sentirsi realmente appagato. Noi invece ripieghiamo sul dessert, la carta dei dolci è davvero invitante.
Come a casa
Dopo aver concluso la nostra cena con un tartufo di Pizzo Calabro al pistacchio e uno al cioccolato e nocciola, continuiamo a chiacchierare fino alle 23 passate. Ci troviamo a nostro agio, il personale è gentile e attento e la musica è fenomenale: si passa da Lucio Dalla alla Carrà, da Renato Zero alla Bertè. Non vorremmo più andarcene ma nel locale siamo rimaste solo noi e una tavolata da dieci persone che sta per alzare i tacchi. Ci rivestiamo sulle note di “Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’, e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò”. Quante volte ho ascoltato questa canzone incisa su una delle musicassette che avevamo in macchina per i viaggi. “L’anno che sta arrivando, tra un anno passerà, io mi sto preparando, è questa la novità”.
Torno all’improvviso sulla Terra, è ora di pagare il conto. Per due calici di vino, una bottiglia d’acqua, due secondi di pesce e due dolci, paghiamo 30€ a testa. Prezzo onesto per materie prime, location e posizione. Torneremo ancora!
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Testo e foto: Giulia Di Giovanni
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