È grazie alla musica che la nostra quarantena diventa più sopportabile. Finalmente ci sentiamo più vicini per merito di Salba, un dirimpettaio artista.
Quarantena
Sono appena sei giorni che siamo a casa, a Milano. Usciamo a portare fuori il cane che ci hanno affidato per qualche tempo. Andiamo a fare la spesa. Cuciniamo, mangiamo, facciamo ancora spesa e di nuovo cuciniamo. Di questo passo in tre settimane metteremo su le scorte che gli orsi ingeriscono prima del letargo invernale. Poi puliamo, la casa non è mai stata così splendente come di questi tempi. Facciamo lavatrici con cose impensabili dentro, che non so neanche se si possano lavare. Il tavolo alterna momenti in cui è ricoperto da cibo a attimi in cui è invaso dai giochi. Oggi montiamo la nuova Cinquecento della Lego. Poi in un angolino ci aspettano varie scatole, le carte di Uno, Scarabeo, Shangai, Domino. Sul divano un paio di libri, qualche Topolino e le parole crociate. Il pc sulle gambe, non c’è altro posto. Sul davanzale della finestra ci sono i nostri due cellulari, pronti per ricevere qualche video-chiamata di gruppo. Oltre famigliari e amici, stiamo anche risentendo persone con cui non avevamo contatti da tempo.
La musica che unisce
Siamo immersi in questa routine un po’ surreale quando ci prepariamo a portare giù il cane per l’ennesima volta. Non ne sembra felice, resterebbe volentieri a casa. È in quel momento che dal cortile sentiamo provenire le note di Knockin’ On Heaven’s Door. Sono le sei di pomeriggio, ci affacciamo alla finestra e vediamo sul ballatoio di fronte a noi un ragazzo con la tastiera che scorre le sue dita tra i tasti cantando il testo dei Guns ‘N Roses. Tra l’altro, guardandolo bene, un po’ assomiglia anche a Saul Hudson da giovane.
Salba
Il nostro dirimpettaio continua con la sua performance, qualcuno si affaccia come noi, altri escono sul balcone. “Sono Salba – ci dice – sono un cantante di strada ma oggi mi esibisco qui perché non ho più la mia strada”. Poi riprende a suonare. “Imagine all the peolple sharing all the world”. Decidiamo di scendere in cortile a goderci meglio lo spettacolo, sapevamo che per le 18 fosse previsto un flash mob ma non pensavamo sarebbe stato così emozionante. Arriviamo giù e, mentre il nostro vicino continua col suo repertorio, ritroviamo un po’ di umanità. Quelle signore che spesso di prima mattina sono di corsa per andare al lavoro e ti dicono un buongiorno biascicato, quei bimbi che corrono dietro ai genitori lamentandosi per qualcosa, quelli un po’ più diffidenti e anche quelli che sono da subito amiconi. Sono tutti qui, complici, sorridenti, con sguardi di solidarietà, come fossimo una grande famiglia. Anche dai palazzi vicini applaudono, un signore addirittura si arrampica da un muretto. Lo salutiamo, come fosse un nostro amico fraterno.
Canzoni
Dopo i Beatles è ora di Battisti. La canzone del sole, il primo testo imparato alla chitarra a 11 anni. Tre accordi, mi diceva il maestro, LA MI RE, è facile. Ed era vero, anche agli Scout quando mi chiedevano di suonare qualcosa, proponevo sempre quella canzone. Intanto che rimugino il passato Salba intona Generale di De Gregori poi improvvisamente fa un salto di qualche anno con La musica non c’è di Coez, torna agli anni ’90 con Destinazione Paradiso di Grignani, al 1978-79 con Je so pazzo di Pino Daniele e Gianna di Rino Gaetano. Il nostro artista conclude la sua esibizione con un’incredibile Let it be. Ci saluta, pregandoci ogni tanto di tenere qualche finestra aperta così da vedere che non siamo soli. Intanto interrompe la sua diretta Instagram e inizia a sbaraccare tutto. Sui balconi ci sono ancora i bimbi incantati, famiglie sorridenti e con un’incredibile desiderio di normalità. In giorni in cui tutti stanno a debita distanza, girano con mascherine e i guanti di lattice, cercano di non incrociare neanche lo sguardo di un passante, proprio in questi giorni di apparente indifferenza qui, nel nostro cortile milanese, è tornata un po’ di empatia.
Qui il nuovo singolo di Salba “Canzone sul balcone“, scritto, registrato e cantato in occasione dell’emergenza Covid-19.
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Testo e foto: Giulia Di Giovanni
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